…«Vittorino – classe 1947, asciutto, robusto -era uomo di poche parole e pochissime frequentazioni. (…) Raramente consentiva che qualcuno lo accompagnasse nelle sue esplorazioni, che spesso si protraevano per un paio di giorni. (…) Zaino militare d’annata, macchina fotografica, obiettivi, martello, amore totale per le montagne di casa dalle quali mai si allontanava.
E, dentro, il fuoco della passione. Quello che – come da più parti è stato rilevato – ha fatto sì che il salto di qualità nella ricerca del Mesolitico, soprattutto nel Bellunese, sia stato merito di osservatori “non qualificati” più che di studiosi accreditati. Il caso? Magari anche il caso. Ma, prima, la curiosità, la cultura fai da te, i fine settimana sacrificati, le ferie dedicate, la pazienza, il confronto. (…)
Singolari certi aspetti della vita di Vittorino. Tanto per cominciare, chi l’avrebbe detto, professione pasticcere: seguendo le orme del padre che svolgeva attività stagionale sulle navi e negli alberghi. (…) Poi, nel 1967, la curiosa chiamata di leva in Marina: perché, per imparare i segreti del mestiere, si era trasferito a Venezia da uno zio, titolare di una affermato laboratorio. Brutto affare la naia in mare per uno che vive di montagna: due anni sono lunghi da passare. (…) Ma almeno, alla fine un vantaggio: la licenza media conseguita approfittando dei tanti mesi in divisa per riprendere in mano i libri. Però non poteva durare, Venezia non era per lui. (…) Molto meglio tornare a Pescul da operaio – alle seggiovie, con la Forestale – e lavorare duro per la stalla e la casa (…) ritagliandosi giornate per lunghi solitari vagabondaggi alla scoperta di tracce del passato.
Nell’80 la svolta che, a conti fatti, darà origine al Museo di Selva di Cadore. “Un giorno – ricorda Pierino Lorenzini – mi fa salire nella soffitta del fienile, mi fa vedere un po’ di fossili che aveva raccolto e dice: vedi se il sindaco può finanziare una vetrina da mettere nelle scuole con questi reperti, così i bambini potrebbero imparare qualcosa di dove vivono”.
Passa un po’ di tempo, dall’idea della vetrina si passa ad un progetto più complesso, maturano le condizioni per un intervento finanziario della regione e nel 1982 il consiglio comunale vota un elenco di volontari (…) chiamati a far parte del comitato promotore per la gestione del Museo. Comitato che nel 1989, con atto notarile, diventerà Associazione.
Ma prima di allora, ben altri avvenimenti si succedono. In quel periodo Ermenegildo Rova, attuale presidente dell’Associazione Amici del Museo, lavorava a Udine. Gli capita fra le mani un quaderno che descrive testimonianze di popolazioni mesolitiche nelle Dolomiti, anche in aree limitrofe alla Val Fiorentina. (…) il quaderno giunge a Vittorino. E’ un attimo, gli ritornano nitidi i ricordi di quando, bambino, andava al pascolo con la mamma a Mondeval. Allora, sotto un roccione, lo aveva colpito la presenza di materiali che assomigliano tanto a quelli che adesso vede descritti nella pubblicazione. Anche le caratteristiche dei luoghi sembrano analoghe. A questo punto Vittorino sa esattamente quale e dove sarà la sua prossima ricerca. (…) un giorno di primavera avanzata del 1985, può salire a Mondeval e quando ritorna ha qualcosa in mano. (…) E’ così che Vittorino dà il via all’affascinante esplorazione che porterà al recupero dei resti del cacciatore preistorico di Mondeval de Sora (…).
Intanto già da qualche anno, forse addirittura dal 1970, aveva individuato le impronte di dinosauri di 220 milioni di anni fa impresse in un masso staccatosi dal Pelmetto. Passa parecchio tempo prima che si decida a parlarne con qualcuno. Passa, poi, altro tempo prima che qualche porta gli sia aperta. Ma quando avverrà, in breve la notizia investirà ambienti scientifici ai più alti livelli e sarà il professor Paolo Mietto, docente di Geologia stratificata a Padova, a completare lo studio dello straordinario ritrovamento. E, subito dopo Mondeval, il sito preistorico del Neolitico e dell’Eneolitico di Mandriz. (…)
Ed eccoci, undici anni dopo, a quel pomeriggio di sabato 10 agosto del 1996, quando Vittorino Cazzetta scappa da Pescul. (…) Se ne va e scompare.»…
Testo estratto da “Appuntamento con il destino nella grotta al Piz del Corvo” di Sergio Sommacal
E’ stato invano cercato per oltre un anno finché tristemente è stato ritrovato il suo corpo nella parte alta della fessura del Piz del Corvo. Nello zaino accanto al corpo vi era anche una Madonnina in bronzo da lui fatta fondere appositamente, forse, per ricordare un incidente che aveva avuto undici anni prima, mai chiarito, dal quale si era fortunosamente salvato. Era il 19 agosto 1997, aveva 49 anni. Il Museo da allora è a lui intitolato.